Premessa
Ogni anno il 1º ottobre si celebra la Giornata internazionale delle persone anziane, stabilita dal voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 14 dicembre 1990. La Giornata ha l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sui temi riguardanti gli anziani, sulle loro possibili necessità, sulle problematiche e sulle difficoltà a cui possono andare incontro.
Questo articolo, a partire dall’esplicitazione di come nel corso degli anni è cambiato lo studio e più in generale l’approccio al fenomeno dell’invecchiamento, metterà al centro il tema della partecipazione attiva degli anziani nella comunità. Verrà approfondito il costrutto di “invecchiamento attivo” facendo cenno ai principali riferimenti normativi vigenti in materia per poi lasciar spazio a due esempi di progettazione sviluppati ed avviati in Veneto con l’obiettivo di favorire l’“invecchiamento in salute” attraverso la condivisione e lo scambio intergenerazionale.
Teorie sull’invecchiamento: un cambio di paradigma
Il fenomeno dell’invecchiamento è molto articolato e complesso ed è oggetto di studio da parte di diverse discipline che fanno riferimento a due principali filoni: da un lato, le teorie biologiche dell’invecchiamento che – con una lente “sanitaria” – pongono il focus su aspetti anatomici e fisiologici del cambiamento fisico dell’individuo anziano; dall’altro gli approcci psico-sociali che – osservando l’invecchiamento da una prospettiva più ampia – si interessano dei cambiamenti che tale processo implica sul piano socio interattivo della persona anziana.
Quando si parla di invecchiamento fisico si fa riferimento, ormai, ad un processo multifattoriale, a differenza delle precedenti teorie “mono-fattoriali” che vedevano una singola causa come responsabile di tale fenomeno. Di fatto molte teorie prese singolarmente possono spiegare alcuni degli aspetti che caratterizzano l’invecchiamento ma nessuna riesce a dare ragione del processo nella sua globalità. Ciò che è possibile osservare è che con il passare degli anni, il nostro organismo subisce delle modificazioni che possono essere fisiologiche come ad esempio la riduzione della statura (per osteoporosi), cute meno elastica, fragilità dei vasi sanguigni, riduzione dei capelli e dell’udito e/o riguardare un apparato specifico; ad esempio nell’apparato nervoso si verifica un rallentamento della circolazione cerebrale, la perdita di cellule cerebrali, la diminuzione della conduzione dei nervi, l’aumento dei tempi di reazione, la diminuzione di memoria e attenzione. Anche i recenti contributi teorici che fanno da sfondo all’approccio psico-sociale sono orientati a rappresentare e analizzare la complessità e non-linearità/causalità del fenomeno dell’invecchiamento. Chiaramente questo è il frutto di un’importante trasformazione per ciò che concerne lo studio di tale processo se pensiamo che, ad esempio, negli anni ’60 e ’70 dominava “l’approccio classico” che configurava l’anziano come individuo passivo della società. Le posizioni classiche (disengagement theory, Cumming e Henry, 1961) consideravano l’invecchiamento come un processo biologico e sociale di “arretramento” e decadimento progressivo delle relazioni e dalle attività sociali; un processo naturale, atteso ed auspicabile, necessario per lasciar tempo e spazio alle nuove generazioni. Oggi, a questa concezione si contrappone quella della “vecchiaia” intesa come “nuova stagione della vita” e un’ulteriore tappa evolutiva durante la quale trova spazio la possibilità di rinnovare aspirazioni e aspettative.
Le prime posizioni critiche alle teorie classiche contestarono proprio questa costrizione dell’invecchiamento a concezioni quali “la perdita di capacità” e/o “il deterioramento psico-fisico”, (disengagement) ed introdussero il costrutto di agency, da cui “Activity theory” (R. Havighurst, 1963). In questo senso si iniziò a riconoscere la possibilità che un individuo anziano potesse preservare la partecipazione alla vita comunitaria, adattarsi al contesto socio-culturale entro cui è inserito ed in generale dare continuità alla propria biografia pur contemplando i cambiamenti fisici (ridotte funzionalità fisiche) e sociali (mutamenti di ruolo, diventare nonno, pensionato, ecc.) che l’avanzare dell’età porta con sé (Continuity theory – R. Havinghurst et al.). Tali posizioni si sviluppano e si diffondono tra gli anni 60’ e ‘70 proprio in concomitanza dell’emergere dei movimenti sociali e del fenomeno del volontariato che interessava, già allora, anche le persone anziane. A partire dagli anni ’90 i contributi della gerontologia moderna (che si occupa di studiare gli aspetti sociali, psicologici, cognitivi e biologici dell’invecchiamento) si sono notevolmente arricchiti, proprio per la maggiore centralità che il tema dell’invecchiamento ha assunto a livello globale. Tali contributi hanno via via messo in evidenza come sia necessario considerare l’invecchiamento da una prospettiva globale e come un processo che si caratterizza per l’interazione di molteplici fattori. Su queste basi, nell’ambito dell’approccio psico-sociale, ha preso corpo un filone di studi che va sotto il nome di successfull aging “invecchiamento di successo” (Havinghurst, 1961; Rowe, Kahn, 1987), orientato a offrire un’interpretazione della varietà delle condizioni nell’età anziana. Non esiste una definizione univoca di “invecchiamento di successo” tuttavia è possibile affermare che con questo termine si fa riferimento ad un costrutto multidimensionale che investe diverse sfere della vita: la dimensione sanitaria, della salute, quella socio-interattiva ed anche le dimensioni della partecipazione e del contributo al contesto lavorativo e più in generale alla comunità che la persona anziana può offrire.
Il processo di invecchiamento, quindi, non è (pre)determinato, pre(definito) e prevedibile bensì rappresenta la manifestazione dell’interazione tra l’individuo che sta cambiando (proprio perché invecchia) e il contesto anch’esso in cambiamento (Bruner e Bornstein 1989; Lerner 1989). Ciò significa che il processo di invecchiamento può iniziare bel prima dei 65 anni di età e, facendo appello all’approccio “del ciclo di vita”, coinvolgere tutto l’arco della vita di un individuo.
Questo cambio di paradigma e di approccio all’invecchiamento, che nel corso degli anni si è ulteriormente sviluppato, comporta necessarie ed interessanti implicazioni in termini di politiche pubbliche: le condizioni di un buon invecchiamento e di un invecchiamento attivo, alla luce di quanto affermato, andrebbero costruite in tutto il corso della vita di un individuo, al di là dei riferimenti anagrafici che connotano un individuo come “anziano”. A tale approccio si ispirano anche le indicazioni politico-strategiche in materia di invecchiamento proposte dall’Unione Europea coerentemente al programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU (l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile).
“Se progredire nell’età deve essere un’esperienza positiva, una vita più lunga deve essere accompagnata da opportunità costanti relative alla salute, alla partecipazione e alla sicurezza. In questo quadro, l’invecchiamento attivo acquista una valenza più ampia, legata al concetto di partecipazione in tutti gli ambiti, alla vita economica, sociale, culturale, spirituale e civile, non soltanto alla capacità di essere fisicamente attivi o di partecipare alle forze di lavoro”.
(De Sario, B; Mastropietro, E; Mirabile, M.L.; 2008).
L’invecchiamento attivo
Il costrutto di invecchiamento attivo (IA) è da diversi anni in agenda a livello europeo (WHO, 2002; Walker e Maltby, 2012), perché considerato uno strumento utile per contribuire a gestire alcune delle principali sfide legate all’invecchiamento della popolazione, con benefici sia per i singoli individui, sia per organizzazioni, comunità locali e società nel suo complesso. L’IA è definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, o World Health Organization – WHO) come “il processo di ottimizzazione delle opportunità relative alla salute, partecipazione e sicurezza, allo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone anziane” (WHO, 2002). Si tratta di un costrutto ampio e multidimensionale che sottolinea il coinvolgimento e la partecipazione delle persone anziane nella comunità. In questo senso, l’IA riguarda l’insieme di attività e opportunità sociali, lavorative, formative, di impegno civile e più in generale “comunitarie” a cui le persone anziane possono aspirare a condurre secondo i propri bisogni, attitudini e desideri. Con l’assunzione del paradigma dell’invecchiamento attivo si supera la visione dell’età anziana che, ancor oggi, purtroppo viene talora riproposta come una fase passiva dell’esistenza, caratterizzata da bisogni di assistenza e marginalità sociale (Cumming e Henry, 1961), a favore di una visione della persona anziana come risorsa e protagonista della vita sociale (Walker, 2011).
Il fondamento giuridico vero e proprio di questa impostazione è rintracciabile nella Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, a sua volta basata sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 16 dicembre 1966 ed entrata in vigore il 3 gennaio 1976 (Rospi, 2018). Seguendo questa linea di riflessione, l’OMS e l’ONU in generale hanno quindi esortato gli Stati Membri ad inquadrare l’invecchiamento nel più ampio contesto dei diritti fondamentali, che vanno cioè tutelati prescindendo da ogni discriminazione che origini da condizioni individuali, in queste comprendendo evidentemente anche l’età.
Politiche internazionali di promozione dell’invecchiamento attivo
A livello nazionale esiste la proposta di legge n. 3538/2016 per favorire l’invecchiamento attivo della popolazione attraverso l’impiego delle persone anziane in attività di utilità sociale e le iniziative di formazione permanente ed è stato avviato un progetto triennale 2019-2022 con l’obiettivo di creare un coordinamento nazionale partecipato, multilivello, delle politiche a favore dell’IA, per giungere ad una legge quadro che lo disciplini. In Italia, ad oggi, pur in assenza di una legge nazionale organica in materia di invecchiamento attivo, è possibile fare riferimento a regionali (LR) o disposizioni regionali. La metà delle Regioni, infatti, si è dotata di una legge regionale trasversale e organica sull’IA nel corso degli ultimi anni. Tale processo è cominciato nel 2009 con la Liguria (LR 48/2009), la prima ad adottare una politica di questo tipo. Tra queste 10 Regioni che dispongono di una legge attiva, il Veneto (LR 23/2017) e Friuli-Venezia Giulia (LR 22/2014) rappresentano i territori in cui i meccanismi di attuazione sono stati avviati portando al finanziamento significativo di iniziative e progetti locali nonché dei tavoli di lavoro e delle consulte.
La Regione Veneto
La Regione Veneto ha approvato la Legge Regionale 23/2017 “Promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo” con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare “il ruolo delle persone adulte o anziane nella comunità, promuovendo la loro partecipazione alla vita sociale, civile, economica e culturale e favorendo la costituzione di percorsi per l’autonomia e il benessere nell’ambito dei loro abituali contesti di vita” (art. 1, comma 1). I destinatari delle risorse sono istituzioni e soggetti di natura pubblica o privata no profit, compresi enti religiosi associazioni di volontariato e di promozione sociale, fondazioni aventi sede nel territorio veneto in forma singola o in partenariato. L’intervento regionale copre un ventaglio numeroso di tematiche e valorizza progettualità volte a) alla promozione e al sostegno dell’attività fisica e di benessere, b) all’implementazione di attività di utilità sociale e promozione di forme di cittadinanza attiva e pratiche di solidarietà sociale, c) all’educazione permanente e alfabetizzazione digitale nonché d) alla promozione e facilitazione alla fruizione del patrimonio culturale delle competenze accumulate dalle persone anziane.
Riprendendo le parole dell’Assessore alla Sanità e al Sociale del Veneto, Manuela Lanzarin, “la legge ha inteso affermare il principio per cui l’invecchiamento attivo non riguarda solo lo stato di salute, quale assenza di malattia ma è un processo attraverso cui la persona, anche con l’avanzare dell’età, continua a mantenere un impegno e ruolo attivo nell’ambito delle diverse dimensioni della vita quotidiana e della società. Invecchiare non significa necessariamente diventare più fragili ed uscire dalla scena sociale: l’85 per cento dei sessantenni e settantenni di oggi gode di ottima salute e sono risorse preziose per le nostre comunità”. L’emergenza legata alla diffusione del virus SarsCov2 ha impattato ed ostacolato la programmazione triennale sull’invecchiamento attivo (legge regionale 23/2017). Tuttavia, gli ostacoli rendono faticoso ma non impossibile il lavoro di progettazione ed erogazione di azione nel territorio. Al fine di valorizzare questo aspetto e la possibilità di gestire le difficoltà che la pandemia ha generato anche in termini di avvio delle progettualità, la parte conclusiva di questo articolo è dedicata alla condivisione di due progetti che si configurano come esempi di promozione di carriere partecipative, di un “invecchiamento in salute” e coesione della comunità.
SCAMBI GENERA…ATTIVI
Tratto dal Comunicato n° 1358 del 16 luglio 2021
La Regione del Veneto ha istituito con DDG n. 40 del 23.04.2020 un gruppo regionale per la definizione delle misure di prevenzione e protezione per la tutela e promozione della salute degli individui con età superiore a 65 anni nell’ambito dell’epidemia di Coronavirus. Tale gruppo ha analizzato quali criticità sono state determinate dalla pandemia negli anziani come l’isolamento, il decadimento cognitivo e funzionale, dovuto anche ad una minore possibilità di movimento. Alla luce di ciò, il gruppo di esperti ha evidenziato alcune proposte operative volte a gestire le ricadute che la pandemia ha generato sul piano organico e socio interattivo. In questo contesto si inserisce il progetto sperimentale “Scambi Genera…Attivi” rivolto alle persone anziane sole, individuate dai medici di base o dalle farmacie del territorio con il duplice obiettivo di favorire il movimento fisico ed incrementare le competenze inerenti l’uso delle nuove tecnologie in uno scambio generazionale con i ragazzi degli ultimi anni delle scuole superiori.
Capofila di questa iniziativa pionieristica nel territorio della sperimentazione è L’Incontro, cooperativa sociale che ha guidato la rete che ha permesso di realizzare tutto il percorso, iniziato a dicembre dello scorso anno e che si è concluso a giugno. Una rete formata da tanti attori tra cui la Medicina di Gruppo Integrata “Medicina Più”, le Scuole Superiori Martini, Nightingale e Giorgione, le Discepole del Vangelo, la Consulta della Terza Età, il Coordinamento del Volontariato della Castellana e referenti delle Associazioni di quartiere, le Parrocchie e i Circoli NOI, la Farmacia Ai Due Angeli, FabLab di Castelfranco Veneto e Ted X di Castelfranco Veneto. Scambi Genera…Attivi ha visto il coinvolgimento di 3 classi di terza superiore per un totale di 77 giovani che hanno seguito un percorso di 25 ore di formazione sui temi della cittadinanza attiva, dell’invecchiamento attivo, del mondo digitale e dell’attività motoria. La formazione ha offerto ai ragazzi quegli strumenti necessari per gestire gli incontri con le persone anziane. L’interazione tra queste due porzioni di comunità – tra l’altro quelle più colpite dall’emergenza legata alla diffusione del Covid19 – ha promosso azioni di cittadinanza attiva e responsabilità condivisa favorendo carriere partecipative entro la comunità. Gli appuntamenti si sono svolti all’interno del Patronato Pio X della Parrocchia Santa Maria della Pieve e a presidiare gli incontri ci sono stati dei tutor, giovani del territorio provenienti dalla parrocchia, che si sono ingaggiati nel progetto nel ruolo di facilitatori della relazione tra gli studenti e gli anziani.
“In questo cammino, siamo un po’ come una carovana, che accoglie e intreccia storie, esperienze, persone diverse – conclude la dott.ssa Francesca Libralato de L’Incontro – e ci auguriamo che questi incontri rafforzino la nostra Comunità educante e si creino sempre nuovi spazi di relazioni autentiche riducendo il rischio dell’isolamento degli anziani”. L’iniziativa ha avuto un altro gradimento sia da parte dei ragazzi che degli anziani coinvolti: “alla luce di ciò e considerati i molteplici obiettivi che questo importante lavoro di rete riesce a raggiungere annuncia la Russo – confermiamo la volontà di estendere Scambi Genera…Attivi anche in altri contesti, per promuovere l’invecchiamento attivo, come strumento valido per aiutare la popolazione”.
GenerAzioni Insieme
Un altro progetto di scambio e condivisione intergenerazionale tra gli over 65 e i più giovani è “GenerAzioni Insieme. Dal 22 settembre 2021 sono in programma diverse attività culturali volte ad avvicinare generazioni diverse e creare legami che promuovano la partecipazione attiva in un’ottica di invecchiamento attivo e di formazione permanente.
Il progetto, promosso da Arci Padova, Nadir APS, in collaborazione con Centro Sociale Mortise, Abraclam e Libreria Limerick finanziato dalla Regione Veneto con risorse statali del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali si propone di contribuire alla coesione sociale e al benessere delle persone più anziane mettendo al centro il bagaglio culturale e la condivisione di esperienze.
Riprendendo le parole di Serena Maule, presidente Nadir APS: “le attività culturali ed espressive possono diventare motore di creazione di un confronto collaborativo e contribuire allo scioglimento di pregiudizi e rigidità da parte di entrambi i gruppi. Le attività si svolgeranno prevalentemente in due quartieri con l’età media più alta, ovvero il quartiere Centro e Mortise e si articoleranno in una serie di azioni coordinate da figure professionali che cureranno in particolare le interazioni intergenerazionali”.
Lo sapevi che…?
Nella mitologia greca, Geras era il dio della vecchiaia. L’anzianità era considerata una virtù poiché la gēras dotava di maggior kleos (fama) e arete (eccellenza e coraggio) l’uomo. Dunque, tanto più “geras” una persona aveva, quanto più poteva farsi vanto di fama (kleos), eccellenza e coraggio (arete). Ossia: quanto più una persona è vecchia tanto più ha avuto la possibilità di far parlare di sé (la fama), tanto più ha potuto sviluppare la sua arte (l’eccellenza) e tanto più è stata in grado di far fronte agli eventi della vita con cuore (il coraggio).Questa parentesi per legittimare l’invito a ricordare che quando incontriamo e parliamo con e di una persona anziana abbiamo la responsabilità di valorizzare la sua storia passata e presente (la gēras) e di promuoverne il suo flusso verso la dimensione temporale futura. Riflettiamo dunque rispetto a come, ogni giorno, scegliamo di contribuire alla gestione delle persone che la nostra società definisce (ancora) “fragili” e come possiamo essere attori nell’innescare processi di partecipazione e promozione di un invecchiamento “in salute” in linea con una concezione antica della vecchiaia.
BIBLIOGRAFIA:
- Atchley, R. C. (1989). A continuity theory of normal aging. The gerontologist, 29(2), 183-190.
- Bearon, L. B. (1996). Successful aging: What does the “good life” look like. In The Forum (Vol. 3, pp. 1-7).
- Bornstein, M. H. (1989). Between caretakers and their young: two modes of interaction and their consequences for cognitive growth.
- Cumming, E., Henry, W. E., & Damianopoulos, E. (1961). A formal statement of disengagement theory. Growing old: The process of disengagement. New York: Basic Books, 210-218.
- Cumming, E., & Henry, W. E. (1961). Growing old, the process of disengagement. Basic books.
- Havighurst, R. J. (1963). Activity theory of aging. RH Williams, C. Tibbits, & W. Donahue, W.(Eds.), Process of aging, 1, 299-320.
- Mirabile, M. L., De Sario, B., & Mastropietro, E. (2008). L’anziano come risorsa. Casi, testimonianze e condizioni per lo sviluppo della partecipazione sociale degli anziani.
- Rospi, M. (2018). L’invecchiamento attivo della popolazione all’interno della coesione sociale tra generazioni: gli strumenti della multilevel governance per nuovi sistemi di welfare. Rivista Associazione Italiana Costituzionalisti, 3.
- Sagy, S., Antonovsky, A., & Adler, I. (1990). Explaining life satisfaction in later life: The sense of coherence model and activity theory. Behavior, Health, & Aging.
- Walker, A., & Maltby, T. (2012). Active ageing: A strategic policy solution to demographic ageing in the European Union. International journal of social welfare, 21, S117-S130.
- https://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/46393.htm; https://bur.regione.veneto.it/BurvServices/Pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=454393; https://www.regione.veneto.it/article-detail?articleId=12175601





