Mi chiamo Elisa Tiberto, lavoro come psicologa clinica e sono profondamente interessata alle persone, alle loro storie e al senso che attribuiscono al mondo che abitano.
Ogni individuo costruisce la propria geografia interiore e disegna una mappa di significati: un intreccio di esperienze, valori, relazioni e riferimenti culturali. Ascoltare una storia significa esplorare quella mappa, comprenderne la logica e conoscere le direzioni possibili.
Ho scelto questa professione perché ho sperimentato in prima persona il potere trasformativo del dialogo e dell’incontro con l’altro. Le parole aprono spazi, ridefiniscono confini, danno forma al cambiamento. Oggi mi ritrovo a fare proprio questo: accompagnare le persone nella riscoperta delle proprie narrazioni, aiutandole a espandere lo sguardo e a costruire nuove possibilità di senso.


“Essere” e “fare” la psicologa significa prendermi cura della relazione dentro e fuori lo spazio che definisce l’incontro con l’altro.
Dedico tempo alla progettazione dei percorsi, studio e analizzo i discorsi, rifletto sulle parole condivise, costruisco strategie mirate. Il dialogo genera movimento, che continua a evolversi anche oltre il tempo dell’incontro.
Alcune storie restano con me, mi interrogano, mi portano a cercare nuovi strumenti e nuove chiavi di lettura, perché ogni incontro è un’occasione di crescita reciproca.
È vero: siete voi a scegliere me e, dal momento in cui lo fate, posso iniziare a ricoprire un ruolo significativo nella vostra vita. Ma sappiate che anche voi, da quel momento, iniziate ad averne uno nella mia.
Sentitevi pensati e importanti.
Custodisco le storie che mi vengono affidate
Essere presente significa anche custodire le storie che mi vengono affidate, in uno spazio di fiducia reciproca.
Mi impegno nel creare spazi di dialogo strutturati, in cui ogni incontro ha un suo tempo e una sua cornice.
Le regole non limitano, ma proteggono: offrono stabilità e direzione, permettendo a chi si rivolge a me di sentirsi al sicuro nel proprio percorso di cambiamento.
È una responsabilità grande, che scelgo di assumermi quotidianamente, con professionalità e umanità.
Il mio approccio:
un dialogo che crea possibilità
Siamo costruttori di significati, esploratori della nostra stessa storia. Ogni giorno, attraverso il linguaggio, definiamo ciò che siamo e il mondo in cui ci muoviamo. Il mio lavoro si fonda su un’idea chiara: le parole non sono semplici strumenti per descrivere la realtà, ma il mezzo attraverso cui la creiamo, la trasformiamo, la abitiamo.
Per questo, il mio approccio è costruttivista, dialogico e basato sull’interazione.
Attraverso il dialogo, accompagno le persone a:
- Comprendere il significato e il senso attribuito alle proprie esperienze
- Riconoscere gli schemi che ostacolano il cambiamento e le dinamiche che mantengono una realtà fonte di sofferenza
- Costruire obiettivi e individuare strategie concrete per affrontare le situazioni con maggiore consapevolezza e autonomia
- Riscoprire le proprie risorse e quelle della comunità, per ampliare le possibilità di azione e scelta
Il cambiamento è un processo che si sviluppa nel tempo, attraverso il dialogo, l’interazione e l’esplorazione di nuove possibilità.
Non offro risposte preconfezionate né etichette. Ogni percorso è un viaggio di co-costruzione, in cui scoprire direzioni possibili senza ridurre la complessità umana a una definizione statica.
Se ti senti bloccato in una storia che sembra troppo stretta, senza vie d’uscita, il primo passo è iniziare a raccontarla in un modo diverso.
Il mio percorso in tappe
Il mio percorso in tappe: tra esperienze e formazione continua
Per conoscere meglio il mio percorso formativo e professionale, puoi consultare il mio CV e leggere le pubblicazioni realizzate nel corso della mia attività di ricerca.
Mi muovo tra libri e serie TV, mi aggiorno, coltivo amicizie e relazioni profonde. Cerco il contatto con la natura, mi alleno, ascolto il mio corpo. Viaggio, esploro, mi metto in discussione e, per quanto ami la stabilità, progetto esperienze che mi portano al di fuori della comfort zone. Ogni volta che lo faccio, mi sento cambiare. Alcune esperienze tolgono comodità e certezze, ma in cambio offrono connessioni profonde e la possibilità di riscrivere chi sei, cosa puoi fare e cosa puoi immaginare per il futuro.
Col tempo ho capito che allentare il controllo non significa perdersi, ma creare spazio: spazio per lasciarsi sorprendere, per incontrare davvero l’altro senza sovrapporre i propri schemi, per accogliere ciò che è diverso senza il bisogno immediato di definirlo.
Ho scelto di educare il mio sguardo alla diversità
Ho scelto di educare il mio sguardo alla diversità, fino a riconoscerla come un’alternativa possibile. Questo mi ha insegnato che non esistono storie giuste o sbagliate, migliori o peggiori.
Esistono storie possibili. La mia, come la tua.
E questo vale anche per le nostre scelte, che trovano senso nel percorso di chi le compie e negli obiettivi che, con impegno e fatica, impariamo a porci, rivedere, trasformare.

Spirito di adattamento...
Da bambina dicevano di me: “Dove la metti, sta”.
Uno spirito di adattamento che, crescendo, ho trasformato in un modo di stare al mondo: osservare, scoprire, inventare, riconoscere risorse dentro e fuori di me. Stare non è affatto semplice in una società che corre veloce, ma è una scelta consapevole che apre possibilità.
Se senti che la tua storia è diventata troppo stretta, senza vie d’uscita, il primo passo può essere iniziare a raccontarla in un modo diverso.
Collaboro con Pubbliche Amministrazioni e realtà del territorio per promuovere la cultura del benessere e della salute psicologica.
Con entusiasmo ed interesse metto a disposizione le mie competenze per nuovi progetti e iniziative volte a sensibilizzare e supportare la comunità.