Identità di genere. La storia di un ragazzo transgender

Mercoledì 29 giugno si è tenuta una diretta sul mio profilo Instagram intitolata “Sono un ragazzo transgender e questa è la mia storia”. Grazie alla testimonianza di Ethan, è stato possibile offrire e diffondere informazioni inerenti l’ampio tema dell’identità di genere.

Nel presente articolo riporterò alcuni estratti della serata, invitandovi ad ascoltare la voce di Ethan, a rivedere e diffondere il video che trovare cliccando su questo link:

Transgender, genere non binario, comunità LGBTQ… facciamo chiarezza!

  • Sesso biologico: fa riferimento alle caratteristiche genetiche, ormonali e anatomiche che definiscono l’appartenenza al sesso maschile, femminile o a una condizione intersessuale. Si tratta di una dimensione prettamente fisica legata al corpo con cui si nasce.
  • Identità di genere: si riferisce al senso di appartenenza di ciascuno ad un genere sessuale (uomo o donna) e può corrispondere al proprio sesso biologico di nascita (CISgender) oppure a quello opposto (TRANSgender o transessuale).
  • Orientamento sessuale: indica la direzione stabile e/o prevalente dell’attrazione affettiva e/o sessuale verso le altre persone. Si definisce eterosessuale chi percepisce attrazione verso chi ha un sesso differente dal proprio, omosessuale chi invece la sperimenta verso persone dello stesso sesso di appartenenza e, infine, bisessuale chi non è attratto in modo esclusivo/prevalente da un solo sesso.
  • Con il termine “cisgender” o “cis” si fa riferimento a qualcuno la cui identità di genere è la stessa del sesso assegnato alla nascita. 

L’identità di genere può essere binaria o non binaria: ci sono persone che si sentono entrambi i generi, si sentono “gender queer”.

  • Una persona si definisce “queer” quando non vuole incasellarsi in categorie di identità e genere sessuale che sente come troppo strette, di solito perchè crede che le persone abbiano gusti e identità fluidi che variano nel tempo e che sono difficili da cristallizzare in una sola definizione.
  • Con il termine transgender si fa riferimento a persone che si identificano in un genere diverso rispetto a quello assegnato alla nascita. Il sesso che a Ethan è stato assegnato alla nascita è femminile; la sua identità di genere è maschile. Si identifica in un identità binaria in quanto “vedo la mia identità di genere totalmente maschile”.
  • LGBTQ+ è un acronimo utilizzato per far riferimento alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e, più in generale, a tutte quelle persone che non si sentono pienamente rappresentate sotto l’etichetta di donna o uomo eterosessuale.

Il percorso, soggettivo, di affermazione di genere

Quando si parla di “percorso di transizione” si tende a pensare che ve ne sia uno solo di possibile e percorribile. Non è così. Una persona è libera di scegliere: c’è chi non sente il bisogno di fare operazioni chirurgiche, prendere ormoni e/o chi invece decide di farlo.

Ethan, inoltre, preferisce parlare di “percorso di affermazione”, spiegando che è adeguato parlare di “percorsi di transizione”, quando questi prevedono l’assunzione di ormoni o interventi chirurgici, ma che, tuttavia, il senso comune usa il termine “transizione” per definire un prima e un dopo: prima eri donna, adesso sei uomo, depotenziando il valore del percorso.
L’uso del termine “affermazione” in sostituzione a “transizione” vuole valorizzare il processo di ricerca e scoperta che, ad esempio, ha caratterizzato la storia di Ethan: un percorso di “affermazione del proprio genere”, tutt’ora in atto. Non è necessario individuare un prima e un dopo: “io ero un uomo anche prima di effettuare il percorso medicalizzato”, afferma Ethan.

È importante inoltre sottolineare che non esiste a priori un “punto di arrivo” del percorso di transizione e/o affermazione di genere. Soprattutto, questo, non va fatto coincidere con operazioni chirurgiche quali la vaginoplastica o falloplastica.
Il sesso, un genitale non ti rende “completo”, non è quello che ti definisce uomo o donna”. Il pene, nel caso di Ethan, non è l’elemento che stabilisce la sua identità di genere.

Gestire il coming out

Una delle tappe importanti dei percorsi di affermazione di genere è il “coming out”, espressione inglese che indica la decisione di dichiarare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere.
Ethan racconta che nella sua vita “ha fatto tre coming out”. Il primo come ragazza lesbica, il secondo come ragazzo trans. Quando lui era al liceo “le persone transgender erano qualcosa di fuori dal mondo”. Anche per questo Ethan ha avviato un lavoro di

ricerca, introspezione: “sentivo che c’era qualcosa che mi mancava, qualcosa che doveva uscire da me” ed ha chiesto aiuto ad un professionista, psicologo. Successivamente ha scelto di comunicarlo agli amici stretti “per tastare un po’ il terreno” e prima di iniziare ad assumere la terapia ormonale ha scelto di comunicarlo ai suoi genitori e ai suoi parenti attraverso una lettera. “Ho spiegato come mi sentivo, chi ero realmente. Ho marcato molto sul fatto della felicità: io ero felice nell’essere Ethan, nel vivere all’interno della società come un uomo”.

Il ruolo della psicologia

In Italia, l’incontro con un/a professionista di ambito psicologico, rappresenta una tappa obbligatoria in previsione di una terapia ormonale o della chirurgia.
Ethan racconta che molti attivisti si stanno pronunciando nell’ottica di far prevalere il principio e il diritto di autodeterminazione, senza dover necessariamente passare al vaglio di consulenze psicologiche e/o perizie psichiatriche per ottenere un certificato che consente di avviare la terapia ormonale o effettuare un intervento chirurgico.
Considerando la storia di Ethan, lui ha scelto di intraprendere un percorso di supporto psicologico per gestire alcune fasi e tappe del suo cammino per le quali riscontrava maggiori difficoltà, come ad esempio la gestione del coming out.
“Da solo non ce la facevo, non riuscivo a capirmi, avevo tanta confusione in testa. Mi è stato d’aiuto per affermarmi all’interno del contesto sociale prima ancora di intraprendere il percorso medicalizzato”.

L’importanza di usare nomi e pronomi adeguati, che rispecchiano l’identità della persona

La questione del nome e dei pronomi è importante. “Dal momento in cui una persona trans capisce chi è”, dice Ethan, “la prima cosa che fa è scegliersi un nome nuovo”.
Basti pensare, per coglierne la rilevanza, che una delle prime cose che diciamo quando incontriamo una persona che non conosciamo, è il nostro nome. Da quel momento in poi, l’altra persona, ci chiamerà con il nome che abbiamo pronunciato.
Il linguaggio, l’uso di specifici termini, contribuisce a definire la nostra e l’altrui identità. E’ importante chiedere all’altra persona qual’è il nome e quali sono i pronomi che preferisce vengano utilizzati.
Ethan racconta che il nome che gli avevano assegnato alla nascita, il “dead name”, era un nome che generava in lui molto disagio. E’ accaduto che scegliesse di non uscire di casa per non sentirsi chiamare con un nome che non sentiva appartenere a sè stesso e rispecchiare la sua identità di genere.

Come poter offrire un contributo per tutelare la comunità LGBTQIA+?

Ognuno di noi può offrire un contributo alla promozione della salute delle persone transgender e che appartengono alla comunità LGBTQIA+.
Sostenendo, ad esempio, alcune associazioni. Ethan ci ha condiviso i riferimenti di Casa Marcella, la prima casa rifugio per persone trans in Italia, e Casa Arcobaleno, un appartamento dedicato all’accoglienza di ragazzi discriminati dalle loro famiglie di origine per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o per il percorso di transizione avviato. Un ambiente protetto, per tutti coloro che dopo il coming out si ritrovano senza una casa e senza una famiglia.

L’equipe si occupa di guidare l’utenza in un percorso di autonomia economica e lavorativa, fornendo supporto psicologico e legale, se necessario, attraverso un progetto personalizzato.

Inoltre, è davvero fondamentale informarsi. Non avere paura di fare domande e diffondere video, articoli che fanno informazione su questi temi.

Il profilo Instagram di Ethan è un luogo ed uno spazio in cui questo tipo di informazione viene promossa. Nello specifico, Ethan tende a raccontare la sua quotidianità “perchè alla fine, raccontarsi nella quotidianità, è il modo migliore per interagire ed accorciare le distanze. Le persone prendono per vero quello che dico perchè vedono come vivo nella società”.

 

Alla prossima diretta, GRAZIE Ethan!!

Fai il primo passo verso il cambiamento.

Se sei qui, forse senti che è il momento di muovere un passo verso il cambiamento.
Iniziamo insieme.

Inizia ora!

Elisa Tiberto

Psicologa, appassionata di storie e movimento.

Offro supporto psicologico a chi sente il bisogno di nuove prospettive e strumenti per orientarsi nel proprio percorso di vita.

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