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L’errore: una possibile risorsa per favorire il cambiamento

A partire dall’etimologia del termine errore desidero fare una riflessione rispetto a come gli errori possono essere utilizzati e diventare elementi generativi di storie, narrazioni possibili. Utilizzerò l’enorme contributo di Gianni Rodari, scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano, specializzato in letteratura per l’infanzia, che nel corso della sua vita ha dedicato tempo e scritti a questo tema rilevante. Rilevante in quanto ci riguarda tutti!

Vivere errando

Le origini del termine errore rimandano al tema del viaggio e alla figura del viandante.

Errore, dal lat. erràre, infatti, sta per “andar vagando, senza sapere dove, senza consiglio, come brancolando fra le tenebre”. Un Girovagare senza meta!

Ognuno di noi si è trovato, si trova e si troverà a “vagare” nel proprio processo di apprendimento e percorso di vita in quanto gli errori fanno parte della nostra complessa quotidianità. In un certo senso potremo definirci “esseri erranti”.

 

Che il nostro ruolo sia quello di un alunno alle prese con la grammatica italiana, di studente universitario, di lavoratrice dipendente o autonoma, di pittore, scrittrice, genitore, figlio o qualsiasi altro ruolo ci venga in mente, non ne saremo facilmente esenti!

A seconda dell’interlocutore e del contesto l’errore può divertire, infastidire, stimolare, stuzzicare, preoccupare e persino far arrabbiare! In un certo senso, l’errore, nella sua produzione, manifestazione e osservazione, coinvolge un ampio ventaglio di azione reazioni possibili.

 

Spesso, nel contesto educativo e formativo, gli errori vengono letti come il risultato di un processo inadeguato di comprensione e/o di apprendimento. Talvolta interpretati come frutto di uno scarso impegno, distrazione. Nella peggiore delle ipotesi viene utilizzato per “indagare” se vi sono deficit cognitivi o funzionali sottostanti… ed ecco che si arriva a parlare di patologie, i famosi disturbi dell’apprendimento!

Ma se indossassimo un altro paio di lenti e scegliessimo di usare l’errore come un’occasione per favorire la crescita e lo sviluppo dell’essere umano?

Usare l'errore: questione di scelte!

“Se un bambino scrive nel suo quaderno «l’ago di Garda», ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo «ago» importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso?”

 

Gianni Rodari ci invita a connotare ed intendere l’errore come una possibile risorsa per favorire il cambiamento. Per lo scrittore, infatti, gli errori sono sempre stati un’opportunità di scoperta, in cui un apparente difetto, inosservanza, un mancato rispetto della regola dettata, poteva aprire nuove opportunità creative, nuovi spazi di costruzione e di scoperta.

Infatti, Rodari, parla di “errori generativi” di storie e di saperi.

L’errore genera una narrazione altra e possibile da quella ordinaria, da quella che ci si aspetta, dal pensiero stabile, rigido, convergente, logico e analitico.

 

Come ci ricorda Vanessa Roghi, che si definisce una “storica del tempo presente” che fa ricerca sulla storia della cultura e della scuola: “ogni forma di capovolgimento della realtà può essere utile per immaginare, esercitare il pensiero utopico: anche l’errore.”

Il potere generativo degli errori

In ogni errore giace la possibilità di una storia. Potremo insegnarlo alle piccole creature destinate a crescere e diventare adulte in questa vita terrena. Dirò di più: sarebbe bene ricordarlo anche a noi stessi/e che in ogni errore giace la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo!

L’invito che avanzo è di non considerare l’errore come qualcosa da cancellare, da dimenticare, da non ripetere bensì di considerarlo come un intoppo fertile di significato, un punto da quale poter ri-partire per costruire una storia nuova e originale, un’occasione da sfruttare per riflettere ed ampliare in nostro spazio di conoscenza, anche interiore.

Riprendendo l’etimologia del termine “errore” dalla quale siamo partiti, è nostra la responsabilità e la scelta di trasformare l’errare in un percorso che porti a “riprendere la strada giusta” o che favorisca la costruzione di strade alternative.

Sbagliando s’impara è un vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe dire: sbagliando s’inventa.
Gianni Rodari, La Grammatica della fantasia

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